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IDENTIKIT DELLE STARTUP INNOVATIVE IN ITALIA
Il “Report con dati strutturali” di UNIONCAMERE-INFOCAMERE-MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
2° trimestre 2021
Il “Report con dati strutturali” di UNIONCAMERE-INFOCAMERE-MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
2° trimestre 2021
In quest’articolo cogliamo l’occasione fornita dalla pubblicazione del “Report con dati strutturali startup innovative al 2° trimestre 2021” (a cura di UNIONCAMERE-MISE-INFOCAMERE), per analizzare il fenomeno delle cosiddette “start up innovative” (“STI”), così come definite dal D.L. 179/2012.
Attraverso i parametri assoluti, e di confronto con le “nuove società di capitali”, si potrà tracciare una vivida fotografia della dinamicità imprenditoriale italiana (“tradizionale” e “innovativa”), dell’identikit della startup innovativa media e della loro localizzazione territoriale.
Si analizzeranno anche i dati economici, per poter desumere in che fase di vita sono le STI italiane, il loro grado di patrimonializzazione e quali performance di redditività le caratterizza.
Dal confronto di tali indici con quelli delle “nuove società di capitali” (insieme di cui le STI fanno parte) il lettore otterrà vari elementi utili per riflettere sui costi, i rischi e i benefici dell’investire in idee innovative, creando una startup e lanciandola sul mercato.
La definizione “start up innovativa” è stata introdotta nella legislazione italiana con il Decreto-legge n. 179/2012, più precisamente al comma 2 dell’articolo 25.
Innanzitutto la startup innovativa è una società di capitali, costituita anche in forma cooperativa , non quotata.
Per poter essere considerate tali, poi, la start up innovativa deve possedere i seguenti requisiti generali:
Ma non basta.
Deve possedere anche almeno uno dei seguenti “indicatori di innovatività”:
Rimandiamo il lettore ad un altro articolo del nostro blog per approfondire li vantaggi e le agevolazioni che sono riconosciute dalla legislazione italiana alle start up innovative.
Qui vogliamo illustrare come si presenta – al 1° Luglio 2021 – il tessuto industriale italiano formato da questa specifica categoria di imprese e raffrontarlo con la categoria delle “nuove società di capitali”.
Ai sensi della normativa di riferimento (DL 3/2015, art. 4) una PMI innovativa è una società di capitali, costituita anche in forma cooperativa, che rispetti i seguenti requisiti oggettivi:
Infine, una PMI è innovativa se rispetta almeno 2 dei seguenti 3 requisiti soggettivi:
Al 1 Luglio 2021 il numero di startup innovative iscritte alla sezione speciale del Registro delle Imprese ai sensi del decreto-legge 179/2012 è pari a 13.582 (con un incremento rispetto al trimestre precedente di 1021, ossia del 8.1%).
Rappresentano il 5.6% delle 379 mila “nuove società di capitali” costituite in Italia negli ultimi cinque anni e ancora in stato attivo.
NOTA BENE-Si definiscono “nuove società di capitali ” le società di capitali , anche in forma cooperativa , costituite negli ultimi cinque anni , che risultano in stato attivo alla fine del trimestre di riferimento, e hanno dichiarato nell’ultimo bilancio un fatturato inferiore ai 5 milioni di euro. Le nuove società di capitali, così definite, rappresentano il campione di riferimento con cui saranno raffrontati gli indicatori elaborati per tutte le startup innovative.
Le start up innovative rappresentano un capitale sociale di 929,4 milioni di euro (il 3.41 % dei 27.292 miliardi del capitale sociale complessivo delle nuove società di capitali).
La crescita del capitale complessivo (+58.8 milioni) non è però pari a quello delle neonate startup innovative del periodo precedente: infatti il capitale medio (68.431 €) è in flessione del 1.3% rispetto al trimestre precedente.
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Il 75% delle start up innovative fornisce servizi intellettuali alle imprese (settore con costi strutturali inferiori e quindi minore difficoltà di finanziamento e minori rischi).
Nello specifico i principali servizi offerti sono:
Di tutto rilievo l’incidenza delle start up innovative rispetto alle nuove società di capitali in questo settore, dove rappresentano in media una impresa su 10 (il 9,6 % medio).
Con comparti, come
Il 16,6%, invece, si è buttata sul manifatturiero, dove le STI rappresentano il 6.28% di tutte le nuove società di capitali.
In particolare nella
La terza categoria per peso statistico è il commercio, settore in cui si è focalizzato il 3% delle startup.
Vediamo adesso come si presenta la compagine sociale, in valore assoluto e in confronto alle nuove società di capitali.
Le start up in cui vi è almeno una donna che detiene una carica amministrativa o possiede una quota della società (classificate come “con presenza femminile”) sono il 42.56 % di tutte le start up innovative (contro il 45.44 % delle nuove società di capitali, insieme in cui sono ricomprese).
Ma in che percentuale sono quelle “a prevalenza femminile“?
Si definiscono così quelle in cui la partecipazione di donne alla proprietà e alla governance della società risulta complessivamente maggioritaria.
Dai dati strutturali sembrerebbe che le donne siano meno “innovative” degli uomini: infatti questa % si dimezza rispetto al complesso delle nuove società di capitali (12.86% rispetto al 21.05%).
Sarebbe davvero una bella sfida il capire il perchè…
NB: il grado di partecipazione è convenzionalmente calcolato come media tra la percentuale di quote di possesso dell’impresa e la percentuale di cariche amministrative detenute da donne, ossia [% quote di capitale sociale + % cariche di tipo Amministratore]/ 2 >50%].
Per capire l’età della start up innovativa italiana, andiamo ad esaminare i parametri “Imprese a presenza giovanile” e “Imprese a prevalenza giovanile“ (definizioni che sono analoghe a quelle viste in precedenza intendendo con “giovane” una persona di età inferiore ai 35 anni).
Quelle a presenza giovanile sono il 41,05% di tutte le start up (contro il 31.88% della popolazione delle “nuove società di capitali”).
Quelle a prevalenza giovanile il 18,05% (contro il 14,85 % di tutte le nuove società di capitali).
La % maggiore rispetto a quelle delle “nuove società” indica chiaramente che ai giovani piace partecipare e fondare start up innovative.
Le startup innovative con una compagine sociale a prevalenza straniera sono solo 483, il 3,6% del totale, ben al di sotto di quella osservata tra le altre nuove società di capitali ( dove rappresentano il 9,5% della popolazione).
Per contro, le startup innovative in cui è presente almeno un cittadino non italiano (“a presenza straniera”) sono il 14,3% (1.937), proporzione abbastanza simile a quella riscontrata tra le società di capitali (15,5%).
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Nell’esame dei dati per territorio sono considerati due parametri (cumulativi al 1 Luglio 2021):
Analizzando la distribuzione geografica del fenomeno si osserva come la Lombardia rimane la regione in cui è localizzato il maggior numero di startup innovative: 3.627, pari al 26,7% di tutte quelle italiane.
Seconda in classifica è il Lazio (1.586 pari al 11,7% del totale).
Nelle posizioni successive si piazzano la Campania con 1.205 startup (il 8,9%) e, al 4° posto, il Veneto (1.095, 8,1% del totale nazionale).
A breve distanza compare al quinto posto l’Emilia Romagna, nuova regione a superare quota mille, con 1.071 startup (7,9%).
La prima regione di quelle con un numero di start up innovative sotto 1000 è il Piemonte, con 760 (5,6%).
Le ultime posizioni in classifica sono detenute dalla Basilicata con 134 (1,0%), il Molise con 77 (0,6%) e la Valle d’Aosta con 19 (0,1%) startup innovative.
Studiando il fenomeno secondo il rapporto di startup innovative sul totale delle società di capitali con meno di cinque anni e cinque milioni di fatturato annuo del territorio, la classifica varia leggermente.
É un indicatore che dà un’idea di quanto siano innovative le nuove imprese, della spinta all’innovazione del territorio.
La Regione più “innovativa” risulta essere il Trentino-Alto Adige, dove circa il 6,0% delle nuove società di capitali è una startup innovativa.
Seguono in graduatoria il Friuli-Venezia Giulia (5,2%) e la Lombardia (5,0%).
In coda, a chiudere la classifica, si piazzano la Sicilia e la Puglia (entrambe con poco più del 2,5%) e la Sardegna con il 2,3%
Milano è la provincia che detiene saldamente il titolo di “incubatore di start up innovative”: sul suo territorio ne è infatti localizzato il numero più elevato. Alla fine del secondo trimestre 2021 esse erano 2.545, il 18,7% del totale nazionale.
Al secondo posto compare Roma, unica altra provincia oltre quota 1.000 (1.411 startup, 10,4% nazionale).
Tutte le altre province maggiori hanno notevoli distacchi: nella top-5 figurano, nell’ordine, Napoli (607, il 4,5% del totale nazionale), Torino (495, 3,6%) e Bologna (361, 2,7%).
In ciascuna delle prime 20 province in graduatoria sono localizzate più di 160 startup; per contro, le ultime 10 province della classifica presentano meno di 15 startup a testa.
Nelle ultime 5 posizioni in classifica sono piazzate la provincia del Verbano Cusio Ossola, Imperia, Sondrio e Vercelli.
Il record negativo spetta a Vibo Valentia, dove sono localizzate solo 5 startup innovative.
Considerando il numero di startup innovative in rapporto al numero di nuove società di capitali attive nella provincia, al primo posto si posiziona Trento (dove circa l’8,5% delle nuove società di capitali sono STI). Confermando così il dato sulla densità regionale.
A seguire la Provincia di Milano (6,4%), di Pordenone (5,8%) e di Ascoli Piceno (5,7%).
Altra provincia a forte connotazione innovativa è Cuneo, al 5° posto, dove il 5,6% delle società di capitali avviate negli ultimi cinque anni e con meno di cinque milioni di fatturato è una startup innovativa.
In coda troviamo ancora Vercelli e Vibo Valentia: poche start up innovative sia rispetto al totale nazionale delle start up innovative, sia rispetto alle nuove imprese di capitali.
Chiude la classifica, con il titolo di “provincia con la minore incidenza di startup sul totale delle nuove società di capitali”, Agrigento (con poco meno dello 0,7%).
Per quanto riguarda il profilo occupazionale va innanzitutto sottolineato che sono disponibili i dati sul numero dei dipendenti solo al 31/03/2021, ossia al primo trimestre 2021. Unicamente le statistiche relative ai soci sono aggiornate al 1° Luglio 2021.
In ogni caso, nel primo trimestre 2021, le 4.719 start up innovative con dipendenti (il 37,6 % di quelle esistenti) occupavano 16.805 persone, con una media di 3.56 dipendenti per start up.
Nello stesso periodo erano attive 203.355 nuove società di capitali con dipendenti, che impiegavano un totale di 990.281 addetti (4,9 addetti in media per impresa).
Al 1° luglio 2021, il numero di soci delle 13.582 startup innovative (per cui è disponibile tale dato) risultano pari a 65.887.
Un incremento del +9,5% rispetto al trimestre precedente, con 5.698 di soci in più.
Dai dati strutturali visti in precedenza, si può ipotizzare che i soci siano coinvolti direttamente nell’attività d’impresa: le startup innovative, infatti, sono contraddistinte da compagini societarie significativamente più ampie rispetto alle altre nuove società di capitali (in media ciascuna startup ha 4,9 soci contro i 2,1 riscontrati tra le altre nuove imprese) a fronte di un numero inferiore di dipendenti (2,56 contro 4,87).
Tra le startup innovative esaminate (ricordiamo il 55% della popolazione complessiva di 13.582), il valore della produzione medio per impresa nell’esercizio 2019 risulta pari a poco meno di 171,7 mila euro (contro i 308.7 mila delle nuove società di capitali).
Complessivamente il valore della produzione delle start up innovative ammonta a 1.285.373.945 euro.
L’attivo medio è pari a poco più di 346,3 mila euro per startup innovativa (contro un attivo medio delle nuove società di capitali pari a 752.466,85 €).
In che fase di vita si trovano le start up innovative? Lo si può dedurre dal valore mediano del valore della produzione, che è pari a 38.038, un valore decisamente più basso rispetto alla media (171.680 euro): ciò implica che la maggioranza delle startup innovative registrate si trovi ancora in una fase embrionale di sviluppo.
Il reddito operativo complessivo registrato nel 2019 è negativo per 108,3 milioni di euro, ad ulteriore riprova che le start up innovative sono nella fase di investimento.
Andiamo all’ultima riga del conto economico…
Come fisiologico per imprese a elevato contenuto tecnologico in fase di sviluppo, che hanno tempi più lunghi di accesso al mercato, l’incidenza delle società in perdita tra le startup innovative (pari a oltre il 52,3%) risulta sensibilmente più elevata rispetto a quella rilevabile tra le nuove società di capitali non innovative (poco più del 32,3%).
E dal lato dello STATO PATRIMONIALE?
Le start up innovative hanno un attivo medio di 346.345 €, contro i 752.466 € delle nuove società di capitali.
Il dato più significativo, che conferma lo status di start up innovativa, è però quello del rapporto tra immobilizzazioni e attivo netto: pari al 32,1%, cioè circa 7 volte superiore rispetto al rapporto medio registrato per le altre nuove società, pari al 4,5%.
La domanda è sempre quella: l’innovazione paga il rischio?
Gli indicatori di redditività – ROI (indicatore della redditività operativa del capitale investito) e ROE (Indicatore della remunerazione del capitale di rischio) – delle startup innovative registrano valori negativi (rispettivamente -0.05 e -0.13, contro un ROI di 0.02 e un ROE di 0.05 delle nuove società di capitali).
Osservando però soltanto quelle in utile, gli indici sono sensibilmente migliori di quelli fatti riportare dalle altre società di capitali in utile (ROI: 0,11 contro 0,06; ROE: 0,23 contro 0,16).
L’indice di indipendenza finanziaria (indicatore della proporzione di attivo finanziato attraverso capitale proprio) delle startup innovative è inferiore rispetto a quello registrato dalle altre nuove imprese non innovative (0,35 contro 0,43).
L’ultimo indicatore esaminato è quello del VALORE AGGIUNTO generato sul valore della produzione, un indicatore che dà un’idea dell’efficienza introdotta dall’innovazione nei processi produttivi.
Per ogni euro di produzione le startup innovative generano in media 23 centesimi di valore aggiunto, un dato lievemente inferiore rispetto a quello delle altre società (26 centesimi).
Ancora in questo caso, limitandosi alle imprese in utile (leggi quelle uscite dalla fase embrionale e con un’idea di successo ben sviluppata), le startup generano, per contro, più valore aggiunto sul valore totale della produzione rispetto alle società di capitali: 35 centesimi contro 29!
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