Indicatore di dinamismo strategico: i drivers competitivi delle PMI italiane
Un indicatore composito dell’ISTAT per avere un quadro delle strategie competitive italiane (e cosa funziona).
Scritto da Giovanni Rissone
Fractional Sustainability Manager-HSEQ Chem. Eng. MBA-Innovation Lean Operations Manager - Lean 6 Sigma Green Belt
Ogni anno l’ISTAT pubblica il “Rapporto sulla competitività dei settori produttivi”, fornendo un’analisi dettagliata sulle performance delle imprese italiane.
E’ una lettura molto interessante in quanto fornisce un quadro del tessuto economico, anche in logica evolutiva. Soprattutto da quest’ultimo punto di vista, fornisce indizi di come le PMI italiane stanno evolvendo e quali fattori utilizzano per competere nel mercato.
In questo post voglio soffermarmi sull’edizione del 2024. In particolare su un indice elaborato dall’ISTAT per monitorare la “vitalità” competitiva delle aziende .
Premetto subito che questo rapporto conferma come, anche per micro e piccole imprese, l’innovazione e l’internazionalizzazione siano determinanti per la competitività del sistema produttivo.
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Grazie all’esame di questo indice si riesce ad analizzare in profondità le componenti delle strategie competitive di successo, e come queste si sono evolute nel corso degli ultimi anni (tsunami COVID compreso).
L’evoluzione competitiva delle PMI italiane dopo il COVID-19
L’ISTAT ha analizzato il comportamento di oltre 200.000 imprese italiane con almeno 10 dipendenti tra il 2019 e il 2021, introducendo l’”Indicatore di dinamismo strategico”. Questo strumento misura la propensione delle imprese a investire in innovazione, formazione del personale, digitalizzazione e organizzazione aziendale.
Le variabili che compongono questo indicatore sintetico analizzate includono:
Governance aziendale (presenza di manager qualificati);
Investimenti in ricerca e sviluppo;
Formazione continua del personale;
Innovazione di prodotto e processo;
Responsabilità sociale d’impresa;
Strategie di sviluppo e modernizzazione tecnologica;
L’indicatore ha permesso di classificare le imprese in cinque categorie in base al livello di dinamismo:
Dinamismo Basso, caratterizzate da
Gestione semplificata e poco strutturata;
Assenza di pianificazione strategica;
Finanziamenti basati esclusivamente su risorse interne.
Dinamismo Medio-Basso
Investimenti limitati in formazione e ICT;
Strategie difensive per mantenere la quota di mercato.
Dinamismo Medio
Prime strategie di internazionalizzazione;
Maggiore investimento in ricerca e sviluppo;
Inizio di un approccio espansivo.
Dinamismo Medio-Alto
Elevato grado di digitalizzazione e internazionalizzazione;
Adozione di tecnologie avanzate (IoT, automazione, cybersecurity, big data);
Diversificazione delle fonti di finanziamento
Dinamismo Alto
Forte presenza sui mercati esteri;
Investimenti significativi in tecnologie all’avanguardia;
Formazione specialistica avanzata per il personale.
Nella tabella sottostante riporto nel dettaglio le caratteristiche delle aziende nei diversi clusters.
GRADO DI DINAMISMO
CARATTERISTICHE E STRATEGIE PREVALENTI
BASSO
Sostanziale assenza di investimenti e strategie; autofinanziamento; mercato di estensione locale o nazionale.
MEDIO-BASSO
Strategie difensive (difesa della quota di mercato) orientate alla tenuta e alla crescita sul mercato nazionale; investimenti (modesti) in formazione del personale (alfabetizzazione digitale, problem solving) e in Ict (non avanzata); limitate relazioni di commessa e subfornitura; ridotti investimenti in attività innovativa; finanziamento con credito bancario o commerciale.
MEDIO
Strategie espansive (accesso a nuovi segmenti di mercato) anche con attività internazionale; orientamento alla trasformazione digitale (data analytics, cyber-security) investimenti in R&S, in formazione del personale (ai fini innovativi) del personale, in macchinari per l’innovazione, intenso ricorso a credito bancario e (soprattutto) commerciale.
MEDIO-ALTO
Realtà aziendali strutturate; intensi investimenti in R&S, innovazione spinta, digitalizzazione avanzata (Big Data Analytics, Cyber-security, robotica e sistemi intelligenti, simulazione tra macchine interconnesse; stampa 3D, IOT), proiezione internazionale dell’attività, diversificazione delle fonti finanziarie (equity, prestiti intragruppo ecc.), con aumento dell’autofinanziamento e riduzione del ricorso al credito bancario.
ALTO
Ingenti investimenti in R&S, innovazione (prodotto, processo, organizzativa, marketing), digitalizzazione avanzata (es. I4.0, cloud, tecnologie immersive), internazionalizzazione avanzata, formazione mirata del personale, responsabilità sociale e ambientale; fonti finanziarie interne ed esterne (autofinanziamento, equity, prestiti intragruppo).
Sintesi dei gradi di dinamismo strategico – Fonte: Elaborazioni su dati Istat, Censimento permanente sulle imprese
Il quadro competitivo delle PMI italiane
Dall’analisi compiuta dall’STAT emerge che il panorama imprenditoriale italiano mostra una forte polarizzazione:
Imprese a basso dinamismo (60% del totale), che producono meno di un quarto del valore economico e impiegano circa un terzo della forza lavoro.
Imprese ad alto dinamismo (22,3% del totale), che generano oltre la metà del valore economico e danno lavoro al 44% dei dipendenti.
Inoltre si evidenzia come dal 2018 al 2022:
Le imprese a medio dinamismo sono diminuite (dal 28,1% al 18,1%).
Molte aziende sono passate alla categoria di alto dinamismo (che sono cresciute in numero, occupazione e valore economico), mentre altre sono scivolate verso il basso dinamismo.
La correlazione tra dimensione e dinamismo è evidente:
Solo il 20% delle piccole imprese mostra un alto dinamismo;
Questa percentuale sale al 37,1% per le medie imprese e al 55,9% per le grandi aziende.
Dinamismo e produttività: un’opportunità per le PMI italiane
Un elevato dinamismo aziendale è direttamente collegato alla produttività del lavoro. NB: ricordo che per l’ISTAT la “produttività del lavoro” si misura come rapporto tra l’indice di volume del valore aggiunto e l’indice di volume dell’input di lavoro, ossia è il valore aggiunto per ora lavorata.
È importante sottolineare che l’adozione di strategie competitive ad alto rendimento non risulta un’ esclusiva delle grandi aziende. Infatti, le oltre 37.000 piccole imprese (con meno di 50 dipendenti) che hanno dimostrato un alto o medio-alto dinamismo, hanno ottenuto risultati eccellenti in questo approccio.
Infatti, come si può notare dal grafico, nel 2022, le piccole imprese manifatturiere (20-49 dipendenti) con un alto dinamismo hanno raggiunto livelli di produttività paragonabili a quelli di aziende più grandi (100-249 dipendenti) con dinamismo medio.
Questo dimostra che il “dinamismo accessibile” esiste. Una buona strategia competitiva adattata al loro contesto, permette anche alle PMI italiane di ottenere una crescita significativa, superando le limitazioni dimensionali attraverso innovazione, digitalizzazione e strategie di mercato avanzate.
Le cause della retrocessione e della crescita nel dinamismo strategico
Utilizzando modelli di analisi avanzati (nello specifico il metodo “Random Forest”), l’ISTAT ha cercato di individuare i fattori chiave che determinano l’evoluzione (o involuzione) del dinamismo aziendale tra il 2018 e il 2022:
Imprese con dinamismo in calo
Imprese con dinamismo in crescita
Riduzione degli investimenti in innovazione e digitalizzazione; Mancanza di formazione per il personale; Dipendenza da risorse finanziarie interne senza apertura a nuovi strumenti di finanziamento.
Adozione di tecnologie digitali avanzate (Big Data, robotica, cybersecurity, cloud); Strategie di internazionalizzazione; Diversificazione delle fonti di finanziamento e uso di equity.
I principali drivers di cambio di classe competitiva
Dalla lettura della tabella puoi desumere quali sono i fattori che hanno causato una riduzione del grado di dinamismo e, conseguentemente, una riduzione della produttività del lavoro.
Innescando così un pericoloso ciclo di perdita di competitività, che porta alla probabile crisi aziendale nel medio-lungo termine.
In che classe viaggia la tua impresa?
L’analisi statistica della competitività delle aziende italiane fornisce un quadro chiaro ed inequivocabile: il successo di un’azienda -quale che sia la sua dimensione – dipende dalla capacità di innovare, digitalizzarsi e aprirsi ai mercati internazionali.
E la terra di mezzo, si riduce ogni anno di più. (hai presente la famigerata “classe media”?). O si incrementa il proprio dinamismo, beneficiando degli indubbi vantaggi in termini di produttività e competitività; oppure si esce dal mercato.
Su cosa puntano le aziende italiane che mirano al successo ? In sintesi: all’innovazione e alla digitalizzazione, alla formazione delle competenze “VRIN” ed all’internazionalizzazione. Curando, ovviamente, la sostenibilità finanziaria con un mix adeguato di fonti di finanziamento.
L’approccio a questi progetti, come si evince dal rapporto ISTAT (o meglio, dalla realtà che questo fotografa), deve però essere olistico.
Partendo da obiettivi coerenti con la situazione aziendale, ma integrando le varie azioni in un quadro sistemico che contempli tutti gli aspetti gestionali.
Sono questi i progetti su cui i partners di SJConsulting sono abituati a lavorare. E’ questa la missione del nostro network di manager e tecnici.
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